Virginia Raffaele, perché non è mamma? Intervista e denuncia

Jenny Bertoldo
  • Laureata in Filologia moderna

Virginia Raffaele sarà una delle protagoniste del palinsesto di Capodanno. La famosa comica romana ha 42 anni e non ha figli, una scelta consapevole che in Italia è per molti ancora un tabù. Intervistata, Raffaele ha raccontata la sua esperienza, sostenendo che lei si sente comunque una donna materna.

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La 42enne romana presto parteciperà allo show di Roberto Bolle, “Danza con me” per il Capodanno di Rai1. Non solo, Virginia Raffaele sempre il primo gennaio, sarà al cinema con “Tre di troppo”, commedia con Fabio De Luigi. A “Oggi”, l’attrice parla della sua scelta di non avere figli, spiegando che a suo avviso:

Si può essere madri anche senza avere figli.

L’attrice e conduttrice al settimanale Oggi ha poi aggiunto:

A me dicono spesso che sono molto materna. Ma dipende da cosa si intende: ci sono madri che uccidono i figli, quindi se penso a loro rispondo “beh, non tanto”.

Virginia Raffaele parla della maternità in Italia

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Sempre nella sua intervista a Oggi Virginia Raffaele spiega che anche se ha scelto di non aver figli lei si sente materna, in un senso non convenzionale del termine:

Se intendiamo invece la capacità di essere avvolgenti, affettuosi e premurosi, sì. Tutti abbiamo dentro il genitore e il bambino, quindi la parte materna la si può avere anche senza essere madri biologicamente. Non è una cosa necessariamente legata a qualcosa di chimico o biologico.

La scelta di non avere figli nelle donne è sempre vista come una mancanza, mentre negli uomini non è così. Questo retaggio patriarcale tanto arcaico quanto dannoso viene commentato da Virginia Raffaele:

Forse perché la maternità è ancora vista come il completamento della vita di una donna. E questo nonostante i tempi che viviamo, i diritti e le libertà che abbiamo, abbiano chiarito che una donna può essere felice e completa anche se non ha figli. Qualcuno lo vive come un eccesso di responsabilità, per altri c’entra il bisogno di libertà. Ma non ne farei un discorso generazionale, è soggettivo e personale. Ha a che fare con la vita di ciascuno, persino con la famiglia da cui si proviene.